venerdì 18 settembre 2015

MENDICANTE di Escluso Mortimer

Questo libro di 128 pagine con su per giù la stessa abbondanza di composizioni poetiche (!) é altra opera di Escluso Mortimer che con tale quantità di poesie mi sembra evidentemente scritta di getto come fiume in piena che scorga dal cuore e possa sfociare ad un ascolto sperato.
Ed é proprio la mano tesa, un semplice abbraccio, una carezza un'umanità insomma che tutti noi mendicanti tanto speriamo a volte con disperazione o anche semplice attesa, che spesso nel tempo disillusa sempre più lascia un'amarezza indescrivibile.
Ma Escluso sa descrivere in verità, lungo tutto il libro senza convinta pretesa di offrire soluzioni o risposte assolute alla fine, per quanto vi siano passaggi di fiducia ma essi son più simili a rituali di automotivazione. Più la sua virtù é condividerci semplicemente quel che essendo comune a tutti noi non ci fa sentire soli nella sorte chiamata esistenza.
Mendichiamo amore, poiché nessuno é più povero di chi privato di amore e di chi ancor più non é in grado di sentirlo né donarlo: Questo é un aspetto sociale da non sottovalutare per quanto semplice, il mondo lo notiamo bene, ha sempre più difficoltà nel gestire la sua umanità ed ecco che questo libro del 2013 é e forse sarà sempre più attuale. 
Il messaggio sostanzialmente é questo, ma non solo o meglio, il libro percorre moltissimi toni all'argomento: Dal tema dell'amore perduto o impossibile, alla ricerca di ascolto da parte di anche solo una persona, alla Solitudine, al concetto di tempo che inesorabile passa e dunque al rapporto con noi stessi, il passato il presente ed il futuro (che é una poesia all'interno del Mendicante), il sentirsi diversi e soli in una società basata sulla produttività e sul Sistema -Sistema che intenda renderci assenti di pensiero e schiavi delle nostre egoiste pulsioni-.
Per quanto riguarda il tema dell'amore Mortimer resta sempre molto cauto e delicato, appena sfiora la sua amata e solo nei suoi sogni gli basta un sorriso di lei per appagarsi, qualcuno potrebbe scalpitare e lamentare che si arrivasse a dei passaggi ogni tanto anche erotici o più forti. In verità io credo sia proprio questo tipo di espressione a poter fare bene intendere una forte carica ad un punto rimasta delusa, ma penso pure che la poetica di Mortimer sia sempre molto onesta in quanto lui per un percorso di vita di cui non sappiamo a fondo ma che intuibile se si voglia seppur vagamente da queste poesie, é rimasto profondamente più ferito dalla violenza nel mondo e il suo amare é dunque autenticamente rispettoso e disinteressato.  A questo sentire l'amore si allaccia il concetto della Solitudine, un uomo tra la gente che con tali sentimenti e modi di pensare non viene capito o beffa della sorte é sempre frainteso; Noi siamo quelle persone tra la moltitudine non veniamo accolti né capiti poiché l'altro nell'osservarci ci riempie di cose che non ammette siano sue. 
Poi appunto, il tempo che passa inesorabile di fronte a tutto ciò ci appare con la sigaretta accesa o quasi spenta o spenta del poeta che riflette sulla sua vita, appieno come la maggiore paura la paura di rimpiangere di non aver vissuto pienamente. Dunque l'argomento é parecchio ricco e forte, ed é impossibile non riconoscerci in questa deprivazione di amore chi più chi meno.
Come formulata poi in maniera stilistica, beh sappiamo che Mortimer lo dissi già a suo tempo con l'opinione per Sul filo di internet non ama affatto virtuosismi e diciamola tutta, la maggior parte dei suoi sonetti non é particolarmente ricercata o raffinata. Ma é proprio questa la virtù della scrittura di Mortimer, egli scorre coi sonetti come appunto quel fiume in piena senza badare troppo a come fare e la sua semplicità rende un tema impegnativo degno di ascolto e interesse, la sua ripetitività frequente visibile per esempio in affermazioni che sembrano divenire dei motti, delle tipicità (le ossa rotte, la sigaretta spenta, ti amo, ti sogno, la foce ecc.) é in verità una spiccata autoironia che unita a qualche sonetto che strappa persino un sorriso se non pure una intenerita risata svela la generosità immensa di Escluso di sentirsi niente ma di proporre la Solitudine con la fiducia verso prati e fiori e tutto quanto dato per scontato, a noi che magari non oseremmo in questa misura da poeti o scrittori con necessaria autostima e impegno questo umile rischio di escludersi e di includere. 


venerdì 11 settembre 2015

George Orwell.1984


di Fiammetta Lozzi Gallo
Foto tratta dal sito www.leadindianews.com
1984 (1949) è una delle più tetre distopie scritte nel ‘secolo breve’.
Orwell fonde i peggiori incubi della sua forza visionaria con la critica contro ogni totalitarismo, che fu materia di tutti i suoi scritti dopo aver visto l’ideologia comunista soffocata dalla morsa del potere di Stalin.
Già qualche anno prima, ne La fattoria degli animali (1946), lo scrittore aveva ironizzato ferocemente sul falso egualitarismo stalinista. Ora, in 1984, immagina una forma di governo dittatoriale basata sul Socing (Socialismo inglese), ideologia che toglie ogni libertà all’individuo, sotto lo sguardo continuo, intrusivo e penetrante del  (continua a leggere...)