Attingere ad altri lavori certo aiuta sempre, sia come
atteggiamento di apertura e di ascolto che come arricchimento oltre la nostra
visuale solita, e questo aiuto sappiamo vale per tutte le espressioni
artistiche e non solo.
Però mi piace molto l’idea di lasciare un bel pò a briglie
lente la fantasia dei primi anni. Io personalmente sto facendo questa scelta
proprio perché sono agli inizi, e ho necessità primaria adesso di esprimere
terapeuticamente il tanto eccessivo che ho accumulato, e che ora so meglio
comunicare.
Per me una terapia di questo tipo é preziosa per il mio
relazionarmi compromesso, apparte la scioltezza che ho qui su internet e
che infatti non a caso é testo scritto.
Non credo sia poca umiltà da chi ama scrivere non riuscire a
leggere un libro al giorno, penso...anzi considero che non ho mai nascosto di
aver letto che pochi testi ( pochissimi rispetto un lettore accanito ma non
proprio contati su una mano -e approfonditi e cresciuti nel mio cuore
soprattutto-). :-)
Un ragazzino può anche arrivare a capire difficili nozioni
di psicologia passando prima di sua
iniziativa per enciclopedie naturalistiche o di matematica, oppure una bambina
sa inventarsi una bellissima poesia sul suo diario senza saperne nulla dei
poeti più noti cui magari a tratti può anche somigliare. E' un esempio che mi
viene ora che forse spiega meglio di me. Questa fonte nutre la fantasia, e va
colto poi ci sta appieno che studiare fa solo ulteriore bene. A me piace molto
leggere testi di scuola che non ho certo assaporato nella competizione e
nell'affanno generale dei tempi di maturità.
Ora trovandosi tutto su internet posso accedere e nutrire la
mia curiosità trasversale, che ammetto ha avuto una picco di attività di sola e
appassionata lettura ormai molti anni fa. Anche questo a sua volta permette
l'immaginazione più fertile.
Penso perciò che la lettura e l'espressione si nutrano a
vicenda infine, nell'immagine vicina a qualcosa che entra e qualcosa che esce.
L'arte rimane comunque un espressione creativa più che
viscerale, cioé svincolata a qualcosa da improntare troppo fortemente al
passato ( e nella scuola -scuola in generale sottolineo- c'è spesso un rischio
di omologazione e di insegnamento del tipo, "i grandi miti del passato e
tu l'allievo che ne ha solo e soltanto da imparare). Non è già un esempio trasmesso
di ascolto vero, penso.
Svincolata l'arte dagli schemi rigidi perpetuati, che per
quanto utili passano quasi sempre idealmente in primo piano, e non che come
detto non debba esserci forte infarinatura di nozioni intellettive; Ma devono
essere un precisissimo Strumento Comunicativo (canale) per qualcosa che è
legato ai sentimenti (messaggio) come tutto quanto realizzato dalle persone lo
é del resto. Diceva qualcuno, imparare prima le regole e poi “distruggerle”, ad
esempio Picasso che disegnare anatomicamente sapeva, eccome.
Il paradosso è che pur passando in assoluta importanza
idealmente e teoricamente, di fatto lo strumento tecnica é un frequente virtuosismo
concepito nell'idea comune spesso che per solo le elite degli acculturati
scrittori, come se sapersi esprimere chiaramente e con precisione non
riguardasse la semplice babelica quotidianità, o altre interessi; La tecnica infatti succede ad un impulso conoscitivo e lì vado ancora a
parare all'aspetto sociologico e limitante di tutto questo, che non può
prescindere da chi ne é inserito e in particolare da chi ne é portavoce
artista.